E' il territorio di Bologna quello più "partecipativo" in Emilia-Romagna. A dirlo e' la Regione, in calce al progetto di legge sulla partecipazione approvato dalla Giunta. Seguono Reggio Emilia e Modena.
La Giunta regionale ha approvato un progetto di legge, che sarà discusso dall’Assemblea legislativa, che disciplina l’insieme delle linee guida che compongono il "Programma regionale per la partecipazione" e fa il punto sulle esperienze realizzate e in essere.
Secondo i dati resi noti dall'Osservatorio regionale sulla partecipazione, i processi partecipativi in Emilia-Romagna sono stati oltre 260 dal 1998 al 2011. L'indagine sui processi partecipativi, svolti dal 2009 al 2011, evidenzia anche che il 55% delle esperienze scaturisce su base volontaria, cioè su impulso degli stessi enti locali promotori che hanno raccolto e dato vita a una esigenza diffusa di coinvolgimento dal basso alle politiche pubbliche, mentre soltanto il 10% dei processi partecipativi si svolge in quanto previsto da norme di legge.
Nel 96% dei processi partecipativi considerati si tratta di esperienze sorte in assenza di conflitto e allo scopo di coinvolgere i cittadini in modo attivo nella valutazione di temi specifici. Quella comunale è la dimensione ideale per i processi partecipativi: nel 73% dei casi, infatti, l’esperienza dice che si è trattato di iniziative svolte dai Comuni (nel 22% dei casi a Bologna, 16% a Reggio Emilia, 14% a Modena, 9% Ferrara, 8% Ravenna, 8% Parma, 5% Forlì-Cesena, 4% Parma).
Quanto alla tipologia dei progetti oggetto della partecipazione, nel 30% dei casi si tratta di progetti di riqualificazione e progettazione/pianificazione urbana. Stessa frequenza per le esperienze in ambito sociale (programmazione del welfare, educazione e promozione della cittadinanza attiva) mentre il 20% dei casi riguarda le tematiche ambientali. Le altre esperienze riguardano i bilanci partecipati, le infrastrutture e l'e-government.