Venerdì 15 e sabato 16 marzo 2024, a Bologna, si svolgeranno gli Stati Generali dell’Amministrazione condivisa. Online il programma, iscrizioni aperte.
A 10 anni dalla nascita del primo Regolamento sulla cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani del 2014 e a un anno dall’adozione del nuovo Patto per l’Amministrazione condivisa e del nuovo Regolamento nel 2023, Bologna promuove due giornate di riflessione e confronto, lavoro e pianificazione, a livello sia locale che nazionale sulle esperienze e le prospettive in materia di condivisione di azioni, obiettivi e responsabilità tra Enti pubblici, Terzo Settore e realtà civiche nella cura e nel governo del territorio.
Un’occasione per dialogare, scambiare esperienze e analizzare intenti, strumenti, punti di forza e criticità del modello organizzativo dell’Amministrazione condivisa nell’agire politiche territoriali trasformative e risolutive.
Vuole infatti partire da Bologna una riflessione che si allarghi a scala nazionale per gettare le basi di un futuro in cui l'Amministrazione condivisa diventi uno degli strumenti per affrontare le complesse dinamiche socio-economiche che la nostra società sta vivendo. Questo approccio, fondato sulla necessità di unire le forze e condividere le risorse, attraverso la collaborazione attiva e la condivisione di responsabilità tra diversi attori sociali ed istituzionali, può infatti rappresentare la risposta tangibile a un contesto in cui la velocità delle trasformazioni supera la tradizionale capacità di adattamento.
L’evento è promosso dal Comune di Bologna e dalla nostra Fondazione in collaborazione con Labsus - Laboratorio per la Sussidiarietà, il Forum Metropolitano del Terzo Settore di Bologna, CSV Volabo, la Città metropolitana di Bologna e l'Alleanza per le Transizioni Giuste.
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Il programma delle due giornate
Nel pomeriggio di venerdì 15 marzo si terrà l’appuntamento 10 anni di collaborazione civica a Bologna: quali traiettorie per il futuro delle relazioni tra Pubblica Amministrazione, Enti del Terzo Settore e reti civiche?, in collaborazione con il DAR - Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, presso il DAMSLab in Piazzetta P. P. Pasolini, 5/b, dalle ore 15 alle ore 19: un momento dedicato a un confronto con gli enti del Terzo Settore, i corpi sociali, i gruppi informali e la cittadinanza attiva rispetto al modello dell’Amministrazione condivisa e alla sua applicazione nel contesto locale dell'area metropolitana di Bologna.
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La giornata di sabato 16 marzo si svolgerà presso l’Auditorium Enzo Biagi di Salaborsa in Piazza Nettuno 3 e sarà suddivisa in due momenti.
Al mattino, dalle ore 9 alle ore 13 si terrà la conferenza Dai primi 10 anni di regolamento sulla cura condivisa delle città al futuro dell’Amministrazione condivisa, dedicata a ritracciare i punti cardine di questi primi dieci anni di sperimentazione e applicazione concreta dell’Amministrazione condivisa a Bologna e nel territorio italiano
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Al pomeriggio, dalle ore 14 alle ore 19, amministratori e amministratrici locali, Enti del Terzo Settore, gruppi informali, attivisti e attiviste di tutto il Paese si confronteranno in tavoli di lavoro tematici nell’appuntamento Istanze, esperienze, aspirazioni dell’Amministrazione condivisa come modello per le Transizioni Giuste. L’obiettivo è immaginare, discutere e disegnare traiettorie future affinché quelli dell'Amministrazione condivisa siano concretamente gli strumenti che possano attuare una transizione giusta capace di rispondere con innovazione alle sfide del nostro tempo.
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I primi dieci anni di Regolamento sulla cura condivisa della città
Nel 2014 Bologna è stata la prima città d’Italia a dotarsi del "Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e Amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani", dando concreta applicazione al principio di sussidiarietà sancito all’art.118 della Costituzione. Disegnato in collaborazione con Labsus - Laboratorio per la sussidiarietà, l’adozione del Regolamento ha rappresentato un cambio di paradigma nel sostegno e nella valorizzazione delle iniziative di cura e attivazione delle comunità, a cui hanno dato seguito centinaia di altri Comuni in tutto il Paese.
Attraverso i Patti di collaborazione, il Comune abilita e favorisce l’azione dal basso e la condivisione di responsabilità per la cura di beni comuni urbani: cittadini e cittadine, in forma singola o associata, possono prendersi cura di beni comuni materiali - come strade, piazze, aree verdi e edifici - come di beni comuni immateriali - attraverso progetti per l'inclusione e la coesione sociale, l’educazione, la cultura, la sostenibilità ambientale e, infine, digitali - orientati al benessere individuale e, soprattutto, collettivo. Si riconosce così il valore dei soggetti associati formali e informali, degli enti del terzo settore e dei soggetti economico-imprenditoriali che, senza scopo di lucro, collaborano per il bene comune favorendo una circolarità positiva di rapporti, esperienze e competenze.
Dalla nascita del primo Regolamento (marzo 2014) ad oggi, si contano a Bologna più di 1.200 Patti di collaborazione sottoscritti (1.238) di cui, solo nell’ultimo anno, dall’approvazione del nuovo Regolamento sulla collaborazione con i soggetti civici, oltre 120.
I Patti firmati riguardano una serie di interventi finalizzati principalmente a migliorare la qualità e l'aspetto del nostro ambiente urbano. Tra le varie attività incluse ci sono cure, pulizie e manutenzioni integrative, riqualificazione e abbellimento delle aree verdi, aiuole e pavimentazioni stradali. Inoltre, si occupano della pulizia e riqualificazione, della cura di strade, piazze, portici, aree scolastiche ed edifici. Questi interventi, realizzati in accordo con l’Amministrazione, spesso riguardano la cura di arredi urbani, la lotta al vandalismo grafico, la valorizzazione delle aree gioco con finalità educative e l'espressione artistica tramite processi di street art e animazione culturale dei luoghi oggetto di intervento.
I Patti di collaborazione in questi dieci anni sono stati sperimentati su vari ambiti come ad esempio su interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche, legati alla sicurezza urbana integrata, attività laboratoriali volte alla socializzazione, inclusione, mobilità sostenibile e sostenibilità ambientale. Queste attività hanno un approccio formativo ed educativo, rivolgendosi a tutte le fasce della popolazione, con un focus intergenerazionale e interculturale e aumentano lo spazio di cura e responsabilità collettiva dei cittadini e delle cittadine verso la città e verso le comunità di appartenenza.
Inoltre, i Patti si estendono a diverse iniziative sociali, come la promozione di azioni volte a favorire la conoscenza di opportunità lavorative e formative in collaborazione con lo Sportello Comunale per il Lavoro, il supporto all'inserimento sociale e lavorativo dei cittadini provenienti da paesi terzi, la facilitazione e alfabetizzazione digitale, azioni di supporto sociale realizzate durante la pandemia da Covid-19, inclusa la consegna di beni di prima necessità. Ulteriori attività comprendono l'ascolto, il trasporto delle persone fragili e iniziative legate al Patto per la Lettura. In termini percentuali, circa il 40% dei Patti sottoscritti riguardano la cura delle aree verdi, il 20% la cura di spazi condivisi e attività di socializzazione, un altro 20% è dedicato ad attività culturali, sportive e laboratoriali specificatamente rivolte ai giovani e spesso con il coinvolgimento delle scuole, un 10% si concentra su attività di cura urbana come rimozione scritte vandaliche o realizzazione murales artistici e infine un ultimo 10% si è dedicato al superamento del digital divide, l’orientamento al lavoro, la mobilità e il supporto alle fragilità.
Vale la pena notare che la maggior parte di questi patti non si concentra su un singolo tema, ma abbraccia trasversalmente diversi settori di intervento, riflettendo la loro natura integrata e multidimensionale.
Da questa sintesi dei dati emerge quanto lo strumento del Patto di collaborazione sia stato centrale nella sperimentazione civica dell’amministrazione condivisa di questi primi dieci anni e quanto potenziale ancora da esplorare ci sia attorno a questo strumento che nella sua stessa concezione racchiude il senso pieno della co-responsabilità, della fiducia, della sussidiarietà circolare, della collaborazione e della solidarietà.
Contestualmente alla sperimentazione, all’ampliamento e al consolidamento dell’uso di questo strumento a livello locale, si è andata negli ultimi anni definendo la nuova normativa nazionale sul Terzo Settore che ha fatto della Co-programmazione e Co-progettazione strumenti cardine della relazione tra Terzo Settore ed enti pubblici, rafforzandone e rendendone prevalente la visione collaborativa. In linea con questo, il Comune di Bologna, dopo nove anni di intensa esperienza, ha riconosciuto esplicitamente nel proprio Statuto l’amministrazione condivisa come lo strumento attuativo del principio di sussidiarietà ampliandone l’applicazione a tutti i soggetti civici presenti in città. Sono infatti stati attivati oltre 15 percorsi di programmazione e progettazione condivisa nell’ultimo anno da diversi settori dell'Amministrazione e su differenti ambiti tematici: priorità educative, marginalità adulte, lavoro di comunità dedicato ai Quartieri e a specifiche zone della città, lavoro nelle carceri e l’individuazione di nuove vocazioni per spazi e immobili pubblici e la formazione congiunta tra Pubblica Amministrazione, Enti del Terzo Settore e reti civiche.
Il progetto ha beneficiato del contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.